La città albericiana, ancor prima che la sua realizzazione fosse pienamente compiuta, è rappresentata nel basamento marmoreo conservato nel museo del Prado, a Madrid e denominato “Apoteosi di Claudio”. Solo qualche anno più tardi, i noti disegni dell’Archivio di Stato, ci offriranno la visione di una città (Massa, ma anche Carrara), ormai completamente edificata al’interno delle nuove mura e delle porte monumentali. La città si presentava al visitatore con le facciate riccamente decorate con la raffinata tecnica “ a sgraffio”, come si usava a Genova e a Firenze.

Non mancava neppure, come nel caso di “Casa Landi”, l’intenzione di offrire a chi entrava in città dalle porte principali, un preciso “programma ideologico”8 sapientemente inserito all’interno del “sistema decorativo” della facciata. Massa Cybea si presentava con i nuovi edifici completamente decorati da molteplici composizioni geometriche e rappresentazioni colorate, che le fecero meritare l’appellativo di Massa Picta. “Massa dipinta”, come la “Cauda pavonis” del Pavone alchemico che compare sulla celebre impresa araldica di Casa Cibo, che Alberico volle riprendere e valorizzare come sua.

Massa con le strade realizzate con i bianchi ciottoli marmorei del Frigido. Bianca come l’Albedo che segna il superamento dell’oscurità dischiudendo simbolicamente il nuovo giorno e – con esso - la nascita della nuova città di Alberico. I doni prodotti dal Pensiero e dell’Azione di Alberico si colgono nel 1568, con l’elevazione del marchese di Massa al rango di Principe del SRI. Nel 1620, con il conferimento da Cesare dello status di Città Imperiale per Massa Cybea, giunge il “Sigillum” che l’OPUS albericiano è ormai compiuto! Con la morte di Alberico i tempi stanno rapidamente mutando.

La visione filosofica e simbolica Tardo-Rinascimentale, di matrice umanistica ed ermetica, sta ormai evolvendosi nella “complessità” di quella Barocca, sulla quale la lezione della Controriforma non mancherà di esercitare le sue forti pressioni teocratiche ed estetiche. Si dischiude però anche il secolo della Scienza sperimentale, contro gli oscurantismi teocratici dei relitti del medioevo e quelli nuovi della Controriforma cattolica. Si apre il secolo di Galileo, con il suoi Dialoghi, pubblicati nel 1632; con Spinoza e Newton. Ma col Secolo dei Lumi, lo scientismo più spinto porterà anche il positivismo e i germi del materialismo.

Ben altro, rispetto alla visione “magica e spirituale” dell’Anima mundi che permea il naturalismo pulsante e vivente di quello che sarà il movimento rosacrociano che precocemente intravediamo nel Pensiero e nell’Opera di Alberico. .. Chi è dunque davvero Alberico? Un costruttore di città, un costruttore di mondi! Egli vive il Tempo della Controriforma, ma appartiene a un Tempo e a uno spirito affatto diverso. Il suo Tempo è quello stesso di Giordano Bruno, che apre la coscienza individuale e collettiva alla possibilità dell’esistenza di mondi infiniti, nei quali nuove Società Umane, nuove Nature possono esistere nella complessità del “multiverso” cosmico.

Egli percepisce il nuovo Spirito della Natura e stabilisce un nuovo rapporto con la Natura medesima e con la Società umana che il Suo tempo e la Sua coscienza già gli impongono di indagare e di considerare con sguardo diverso e amorevole. Accoglienza, Natura, Visione del mondo e della città, Legge come strumento di armonia, necessità di Progetto politico, Palingenesi umana, Nuova coscienza e visione del mondo. Tutto questo è presente in Alberico 400 anni fa, con la sua morte, ci ha indicato la via da seguire. La Stella di Alberico ci guida a ritrovare la strada perduta; a restituire Luce alla cecità e all’insipienza della politica del nostro tempo.

Ci esorta a riconciliare Uomo e Natura nel nome di una inscindibile unità tra una visione del mondo e la sua progressiva realizzazione in armonia con l’Ambiente nella riscoperta del valore dell’Uomo in quanto essere intermedio tra Creato e Mondo sensibile, dove merito, solidarietà e accoglienza trovino atto compiuto nell’azione di ciascuno. Un mondo nel quale si realizzi la Promozione concreta dell’Individuo e della Società che esso è chiamato a costruire per destino personale e collettivo, nella quale la dimensione eraclitea del Divenire sia affiancata e sublimata in quella parmenidea dell’Essere.

La caduta politica del nostro tempo è anche la caduta causata dalla cesura col mondo naturale e spirituale proprio della visione umanistico- alchemico-rosacrociana. È il prodotto di un materialismo stolido ed egoistico che non va oltre un pensiero mercantile, autoreferenziale, volto alla esclusiva materialità delle soluzioni proposte, ancorché in buona fede. Non è forse un caso che Girolamo Ruscelli, il poligrafo che illustrò le celebri imprese albericiane, fosse noto nell’ambiente degli alchimisti col nome Alexius Pedemontanus (Alessio Piemontese) – un alchimista attivo soprattutto nella dimensione ermetico-alchemica orientata in senso biologico fito-naturalistico.

Una dimensione alchemica che ritroveremo presente anche in altri rami della famiglia Malaspina di Lunigiana10, così come negli scritti e nella corrispondenza (ancora in gran parte inesplorati11) del massese conte Giovan Battista Diana Paleologo. Le “Ville” (i paesi della montagna) che, ridenti, ornano le città di Massa e di Carrara, sono sparse come gocce di fertile rugiada sul campo verde delle colline apuane. Così appaiono rappresentate nei disegni, anonimi e preziosi, conservati nell’Archivio di Stato di Massa. La loro amenità richiama gli effetti del Buon governo di Alberico. La politica del nostro tempo deve tornare a riflettere su tutto questo. Alberico ce lo ha indicato oltre quatto secoli fa. 

Alberico I Cybo Malaspina